Si parla tanto di criptovalute come di grandi inquinatori dellâambiente, ma le banche non sono da meno per emissioni di CO2.
Le emissioni CO2 delle banche
Ogni anno le banche circa 6,5 ââmiliardi di carte in tutto il mondo, sfornando 136.500 tonnellate di anidride carbonica (CO2) nel processo: lâequivalente di volare da New York a Sydney oltre 80.000 volte.
Sulla base di questi dati, la societĂ Tenemos, specializzata nella fornitura di software per banche ed istituti finanziari, ha lanciato un preoccupato grido di allarme.
Per agire urgentemente secondo gli esperti della societĂ tecnologica occorrerebbe un maggior uso del digitale da parte delle banche a partire dal cloud computing.
Secondo una recente ricerca di Microsoft le aziende che utilizzano la propria infrastruttura per il cloud, una delle piĂš diffuse al mondo, avrebbero una maggiore efficienza energetica del 93% e un riduzione delle emissioni di co2 del 98% rispetto a chi utilizza un proprio data center in azienda.
Criptovalute neutral carbon
Le criptovalute che da sempre sono additate come grandi energivore e quindi grandi inquinatori, hanno di recente mostrato invece una grande sensibilitĂ verso il tema ambientale.
Nei giorni scorsi uno dei piĂš grandi exchange di criptovalute al mondo BitMEX ha annunciato di aver raggiunto lo status di zero emissioni.
Ad aprile 150 aziende crypto, societĂ finanziarie e organizzazioni no profit, hanno firmato il Crypto Climate Accord per ottenere entro il 2030 la completa neutralitĂ del carbonio.
Tra gli obiettivi proposti lâutilizzo del 100% dellâenergia utilizzata dal settore delle rinnovabili. Molte fabbriche di mining di Bitcoin, una delle attivitĂ piĂš dispendiose in termini di consumi energetici, stanno giĂ adottando per la loro attivitĂ energie rinnovabili come il solare, lâidroelettrico, lâeolico e il nucleare.
Fonte: Cryptonomist