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Criptovalute | Cosa vuole fare l’Europa

da | Lug 11, 2022 | Chainblock News | 0 commenti

Uno degli ultimissimi atti della presidenza francese del Consiglio dell’Unione europea è stato il raggiungimento dell’accordo politico con il Parlamento sulla proposta di regolamento dei mercati e delle crypto-asset (Mica), un tema di cui si sta parlando anche negli Stati Uniti. Il testo, pubblicato il 24 settembre 2020, fa parte del progetto di questa Commissione di aggiornare e innovare l’insieme delle norme della data economy, incluso, come in questo caso, il settore fintech e delle criptovalute.

L’iniziativa sarebbe nata dall’annuncio di Meta di creare un suo sistema di pagamento, poi naufragato, basato su stablecoin, un token collegato a una moneta corrente o a strumenti finanziari, per garantire una maggior stabilità del valore al riparo dalle fluttuazioni tipiche di questo mercato. Il timore fu che la concorrenza di una moneta alternativa, usata per i pagamenti su una piattaforma di oltre due miliardi di utenti, avrebbe potuto destabilizzare l’euro.

La norma, dunque, per cui l’accordo politico tra Parlamento e Consiglio è stato raggiunto in soli tre mesi e in meno di due anni dalla pubblicazione del testo, andrà a colmare il gap che toccava proprio gli strumenti finanziari digitali come bitcoin, da tempo usciti dal portafoglio dei soli investitori professionali e adottati largamente anche dai consumatori. Finora infatti tali strumenti sfuggivano alle norme del settore finanziario concedendo maggior libertà agli operatori delle criptovalute, anche a costo della tutela di consumatori e investitori.

“I recenti sviluppi di questo settore in rapida evoluzione hanno confermato l’urgente necessità di una regolamentazione a livello europeo. Il Mica proteggerà meglio gli europei che hanno investito in questi asset e ne impedirà l’uso improprio, pur essendo favorevole all’innovazione per mantenere l’attrattiva dell’Unione.

Questo regolamento storico metterà fine al “far west” delle criptovalute e confermerà il ruolo dell’Ue come standard per i temi digitali”, ha detto Bruno Le Maire, ministro francese dell’Economia, delle finanze e della sovranità industriale e digitale. Lo scopo infatti non è quello di creare ostacoli all’adozione di questi strumenti, tutt’altro.

Sin dall’inizio la Commissione ha riconosciuto il potenziale dirompente di questi strumenti, anche per la raccolta di finanziamento delle pmi, volendo pertanto creare un quadro normativo uniforme a livello europeo per agevolare la nascita di questi strumenti, negando al contempo l’idea che nel mondo crypto tutto fosse possibile.

Le novità europee

La principale novità introdotta è la responsabilità di chi gestisce le piattaforme di crypto trading nel caso, per esempio, di perdita dei “wallet”, i portafogli virtuali dove sono conservati gli asset digitali. Sempre tenendo conto delle priorità di questo mandato della Commissione focalizzato su green e digital, chi opera sul mercato del criptovalute ne dovrà rendere noto l’impatto ambientale in termini di energia consumata e di impronta di CO2. Sul punto entro due anni la Commissione fornirà degli standard su come tali informazioni dovranno essere presentate.

Se d’ora in poi anche gli asset crypto dovranno seguire le regole generali sull’antiriciclaggio, il nuovo regolamento prevede che la l’Autorità bancaria europea (Eba) dovrà tenere una sorta di black list dei crypto provider che non rispettano il nuovo quadro normativo. Saranno previsti inoltre controlli più pervasivi per i provider che hanno sede nelle giurisdizioni di quei Paesi terzi considerati a rischio o non collaborativi sul fronte della lotta all’evasione fiscale.

Per quanto riguarda le stablecoin, di cui una delle più note, Terra, ha visto polverizzare 60 miliardi di capitalizzazione poco tempo fa, per evitare simili fluttuazioni e tutelare i consumatori, il regolamento chiede che i provider forniscono sufficiente liquidità a garanzia, con la possibilità per i suoi detentori di chiedere una riconversione con moneta corrente in qualsiasi momento e senza il pagamento di alcuna fee. Inoltre i provider stranieri di asset-referenced tokens(Art) dovranno avere una sede anche all’interno dell’Unione europea per facilitare la vigilanza sulle loro operazioni finanziarie.

Da ultimo, come riportato da Politico, anche il mercato degli nft sarà parzialmente toccato dal regolamento. Se chi vuole produrre singoli nft non dovrà adeguarsi alla normativa europea, la questione cambia in caso si produca una collezione di nft, come le celebri Bored Apes. Chi produce una collezione di nft dovrà pubblicare un white paper in cui illustrare le caratteristiche della stessa e come operano sulla blockchain. Se la collezione sarà usata come strumento finanziario, rientrerà allora pienamente nel campo d’azione del Mica.

Il tracciamento dei pagamenti

Non tutti però hanno accolto con favore la novità. Patrick Breyer, eurodeputato dei Verdi e molto attento ai temi che riguardano la privacy, ha denunciato sul suo blog: “Queste regole priveranno i cittadini rispettosi della legge della loro libertà finanziaria. Per esempio, esponenti dell’opposizione come Alexei Navalny dipendono sempre più da donazioni anonime in valute virtuali. Le banche hanno anche tagliato le donazioni a Wikileaks in passato. […] Dovremmo avere il diritto di poter pagare e donare online senza che le nostre transazioni finanziarie vengano registrate in modo personalizzato. Non c’è alcuna giustificazione per abolire di fatto i pagamenti virtuali anonimi. Nei casi in cui i beni virtuali sono stati utilizzati per attività criminali in passato, è stato possibile perseguirli sulla base delle regole attuali. Vietare del tutto i pagamenti anonimi in criptovaluta non avrà alcun effetto significativo sulla criminalità. L’obiettivo dichiarato di contrastare il riciclaggio di denaro e il terrorismo è solo un pretesto per ottenere il controllo sulle nostre attività private.”

Anche se formalmente manca ancora la ratifica del Parlamento e del Consiglio sul testo, ora che l’accordo politico è stato raggiunto è altamente probabile che questa arriverà con la prima assemblea plenaria a Strasburgo, dopo la pausa estiva, per poi entrare in vigore tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024.

FONTE

Chainblock Team